Un po’ di storia americana tra società e fumetti

Almeno una volta, qualunque fan di supereroi si è posto la domanda: “quando sono nati i supereroi? E da cosa è scaturita la loro nascita?”. Questa domanda apre la porta verso uno degli aspetti più belli e sconosciuti dei supereroi: la loro nascita. La prospettiva storica offre un interessante studio del contesto socio-culturale che ha visto la nascita dei primi supereroi a cavallo tra gli anni venti e gli anni trenta. Cosa accadeva negli States in quel periodo?

Golden Age (1930-1950)

La guerra e la conseguente miseria del dopoguerra spinsero molti europei alla migrazione verso l’America, il paese più prospero, dato che non venne danneggiato dalla prima guerra mondiale. Il timore del comunismo indusse gli USA a un progressivo nazionalismo e isolazionismo e una rigida discriminazione degli immigrati, in particolare neri, ebrei, slavi e italiani. Il nazionalismo vedeva come potenziali nemici americani anche quei comportamenti che trasgredivano la morale puritana cioè l’alcolismo e la libertà dei costumi. Le chiese protestanti, sfruttando ciò, avviarono una furibonda campagna moralizzatrice il cui esito finale fu il proibizionismo, cioè il divieto assoluto di produrre bevande alcoliche. Queste riforme favorirono, tuttavia, l’ascesa della criminalità organizzata italo-americana basata sul contrabbando e lo spaccio di alcolici. Erano gli anni di Al Capone, Bonnie and Clyde, John Dillinger, gangster celebri e temuti, le cui gesta seminavano insicurezza nella popolazione. Dopo gli “anni folli” in cui l’economia subì un’enorme crescita, a gettare la popolazione degli Stati Uniti in un clima di disperazione e panico fu la Grande Depressione del 1929. Le fabbriche iniziarono a chiudere, la disoccupazione divenne dilagante e i consumi diminuirono: la fame e la povertà parvero cancellare ogni fiducia nel domani.

Agli inizi degli anni Trenta, le attività di svago non erano molte: al cinema ci si andava solo il sabato pomeriggio, il baseball era popolare, basket e hockey erano praticamente sconosciuti, mentre il football cominciava a muovere i primi passi. La principale fonte di svago per giovani e adulti era, dunque, la lettura.

Le riviste pulp e le strisce di fumetti sui quotidiani capitalizzarono questo sentimento pessimista proponendo una serie di eroi in grado di tenere testa a questa folta schiera di criminali e in grado di ridare fiducia ad una popolazione scossa. I supereroi, infatti, nascono dal sogno americano dell’individualità eroica. Un uomo solo contro ogni avversità, sia che si tratti di forze della natura, di invasori esterni o di governi corrotti: le creature dei fumetti riflettono esattamente il carattere americano. La Depressione teneva in pugno l’America e il resto del mondo; il lavoro era poco, e quel poco era duro, con orari pesanti. Fu in questo clima che si sviluppò l’idea di un nuovo tipo di eroe, forte e veloce a livelli sovrumani, invulnerabile e proveniente da un altro pianeta. Nel giugno del 1938, Superman fece la sua prima apparizione sul numero 1 di Action Comics. Superman ebbe grande successo e meno di un anno dopo, nel maggio del 1939, gli fu affiancato un altro eroe, anche lui destinato a diventare un’icona di enorme impatto nella cultura pop americana: Batman. Non c’è da stupirsi se queste due figure rappresentarono i pilastri di quella che venne definita la Golden Age dei fumetti, insieme ad altri grandi nomi come Capitan Marvel (1940), Wonder Woman (1941) e Capitan America (1941). Durante il periodo bellico, i fumetti combatterono la loro crociata contro i nemici della libertà ancora prima che il governo degli Usa si decidesse ad intervenire nel conflitto. La maggior parte degli americani, infatti, preferiva il distacco mentale da quanto stava accadendo in Europa a causa di Hitler, almeno fino a quando i giapponesi non bombardarono Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. Proprio quando gli Stati Uniti erano prossimi al coinvolgimento nella guerra, tutte le case editrici di fumetti operarono delle modifiche ai propri albi: la più importante fu la radicale alterazione dei “cattivi”. I comics furono trasformati in mezzi di propaganda più o meno esplicita e quasi tutti i supereroi si unirono alle fatiche della guerra, seguiti da “cattivi” dello stesso calibro. Ad esempio, la Marvel trovò la degna nemesi di Capitan America nel “Teschio Rosso”, un industriale americano che, sedotto dall’ambizione nazista di conquistare il mondo, compiva atti terroristici negli USA. In breve questo personaggio divenne l’emblema della crudeltà nazista. Un altro “cattivo” che Capitan America si trovò ad affrontare fu Hitler che, in uno dei tanti comics, venne anche preso a pugni in faccia. Accanto a Capitan America, a sostenere gli USA in guerra, ci furono Batman e Superman che in alcuni fumetti si congratulano con i militari americani e invitano i civili a sostenere lo sforzo bellico comprando i war bond, titoli con cui i cittadini potevano finanziare le spese di guerra.

Dopo essere stati utilizzati come mezzo di propaganda, nel dopoguerra i fumetti divennero il capro espiatorio del meccanismo di corruzione dei giovani, che, secondo gli esponenti intellettuali dell’epoca, venivano allontanati dai normali costumi sessuali e legali. Venne così istituito il Comic Code Authority (CCA), l’organo di censura del fumetto statunitense che proibiva la raffigurazione di sangue, violenza e sessualità; richiedeva inoltre che le autorità non fossero mai ridicolizzate e che i buoni dovessero sempre vincere. Il CCA censurava anche la presenza di vampiri, licantropi, zombi e simili e proibiva la presenza di liquori, tabacco, coltelli, esplosivi, pin-up nude o poco vestite. L’istituzione del CCA segnò la fine della Golden Age e l’inizio della Silver Age.

Silver Age (1950-1970)

La Silver Age fu caratterizzata, oltre che dalla durissima censura del Comics Code Authority, anche dal crescente fenomeno del Maccartismo. Questi erano, infatti, gli anni della guerra fredda, caratterizzati dal “red scare”, la paura del comunismo che aveva generato nuovamente un clima di sospetto e rancore generalizzato verso gli stranieri. A seguito dalla scoperta di clamorosi casi di spionaggio dell’Unione Sovietica, in America vennero processati ed emarginati molti intellettuali, artisti, esponenti politici, cineasti e attori anche solo sospettati di filocomunismo. Inoltre la società americana degli gli anni cinquanta vide una svolta generale verso il conservatorismo, quella corrente che si occupava prevalentemente delle tematiche etico-sociali, opponendosi strenuamente all’aborto, all’eutanasia e al matrimonio gay, e proponendo politiche generose nei confronti della famiglia, considerata cellula fondamentale della società.

In questo clima di terrore e di conservatorismo, anche i creatori di fumetti, per non essere vittime del Maccartismo ed oggetti di scandalo sociale, furono costretti a dare una clamorosa svolta ai personaggi e alle trame dei fumetti. La moralità nella Silver Age era decisamente in bianco e nero; gli eroi seguivano un codice di condotta rigido ed irreprensibile. Dato che l’idea di trattare con problemi del mondo reale venne scartata e la caratterizzazione dei personaggi non era una priorità, il periodo vide trame comuni e surreali accompagnate da cattivi e supereroi in genere più sciocchi.

Verso la fine degli anni 60, con l’inizio della terza rivoluzione industriale, nella società, e di conseguenza nei fumetti, crebbe l’interesse per i risvolti scientifici. A partire dagli anni sessanta, infatti, ci fu la diffusione di applicazioni tecnologiche legate a loro volta ai progressi tecnico-scientifici quali la produzione di energia dal nucleare e da fonti rinnovabili, la diffusione delle biotecnologie a seguito della scoperta del DNA, l’estensione della manipolazione dei materiali alla scala atomica (nanotecnologie). Molti degli eroi della Golden Age vennero reinventati in chiave scientifica, mentre ad altri, quelli nuovi, vennero assegnati poteri giustificati da morsi di animali radioattivi, raggi gamma, mutazioni genetiche, singolari reazioni chimiche. Ne sono esempi lampanti eroi come Flash, Lanterna Verde (1959), i Fantastici Quattro (1962), ai quali fecero seguito Hulk, l’Uomo Ragno, gli X-Men e molti altri. Nel corso del tempo la moralità sociale si rilassò e il panico morale nei confronti dei fumetti svanì. Lo stesso genere dei supereroi iniziò a distanziarsi il più possibile dalla spensieratezza della Silver Age. Questo trend verso un tono più serio e storie più socialmente rilevanti segnò l’inizio della Bronze Age.

Bronze Age (1970-1980)

A livello sociale le idee progressiste degli anni sessanta sembrarono svanire e gli scandali politici come il Watergate, lo stallo della guerra in Vietnam, i tumulti delle minoranze, la stagflazione tolsero fiducia e ottimismo alla società americana. A seguito della guerra in Vietnam e la lotta per i diritti civili, sorsero in America movimenti pacifisti. Nacque una generazione, contrassegnata alla lotta per i diritti civili dei neri e di altre minoranze, e dal rifiuto della guerra in Vietnam. I giovani, vedendo un futuro ricco di incertezze, cercarono nella protesta collettiva una via che portasse a un mondo migliore. Crebbe in quegli anni il consumo di droga, hashish, marijuana e LSD, al punto di favorire la nascita di una musica concepita proprio per accompagnare stati di alterazione della coscienza. I limiti della morale comune, del buon costume, si abbassarono notevolmente: si visse in maniera sempre più estrema, stravolgendo il concetto canonico di famiglia e inaugurando il mito del collettivo.

Il governo americano, per contrastare l’abuso di droghe da parte dei giovani, incaricò l’autore di fumetti Stan Lee, di scriverne uno riguardante questa tematica. Vide così la luce il fumetto “The Amazing Spiderman”, storia “educativa” in cui il protagonista è un bravo studente alle prese con un malvagio industriale che fa uso di droga. Nonostante ciò, la pubblicazione del fumetto gli fu impedita dal Comics Code Authority. Ma Stan Lee decise di pubblicare comunque la storia, senza però inserire il marchio del Comics Code, dando così una svolta ad un sistema di censura che era già obsoleto al momento della sua nascita. Fu questo l’inizio della Bronze Age.

Il successo e il valore educativo della storia dell’Uomo ragno, portò le grandi case editrici a sfruttare l’onda del cambiamento della società e l’indebolimento del Comics Code Authority per dimostrare che i fumetti potevano essere un mezzo comunicativo per raccontare storie rilevanti sia per gli adulti che per i bambini, tenendo anche conto dei problemi del mondo reale. Vennero affrontate le tematiche del razzismo, (inserendo eroi di colore, anche se ancora molto stereotipati); dell’alcolismo, con il personaggio di Tony Stark/Iron Man; delle droghe (l’eroe Speedy è un eroinomane); della povertà, della corruzione. Questa è l’era della perdita dell’innocenza dei supereroi.

Dark Age o Modern Age (1980-2000)

Gli anni 80 videro l’inizio di una trasformazione sociale nel segno dell’individualismo e dell’economicismo. Scopo dell’uomo è il guadagno e il successo personale. Nacque lo stereotipo dell’uomo super impegnato dal lavoro, sempre alla ricerca di nuovi modi per realizzarsi, cinico e privo di valori umani, con problemi esistenziali e pieno di domande su sé stesso. Di conseguenza, l’idea di una persona che usasse straordinari poteri per la vittoria del bene non era più credibile, demolendo l’idea che “da grandi poteri derivino grandi responsabilità” (cit. dal nr. 1 di Spiderman, 1963). La Dark Age dei fumetti fu chiamata così per via della tendenza a rendere le storie più cupe e crude e ad analizzare la psiche e i problemi dei personaggi. Le storie si diluivano sempre di più, gli eroi erano sempre meno eroici, e il cupo aleggiava sul mondo del fumetto trasformando i personaggi da “eroi con problemi” a “personaggi costruiti su problemi”. Sulla base della società cinica e sul concetto di uomo moderno, i fumetti di supereroi virarono verso un’analisi del lato oscuro ed intimistico dei protagonisti. In questo periodo la loro invincibilità, invulnerabilità e eroicità vengono destrutturate e decontestualizzate dall’estrema fragilità e umanità che li caratterizza: nasce l’antieroe moderno. L’antieroe è l’esatto opposto del tipico supereroe della Silver Age. Non solo ha dei difetti, ma può addirittura mancare completamente di attributi eroici. E’ spesso inconcludente e patetico, pur determinato a portare a raggiungere i suoi obiettivi. Non si fa scrupoli a uccidere i cattivi, ma anche chiunque tenti di ostacolarlo. Esempi di antieroe/supereroe: Watchmen e Batman/Cavaliere oscuro, Wolverine, Deadpool.

Secondo molti la Dark Age ebbe inizio nel 1986 proprio con la pubblicazione di Watchmen e de “Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro”. Con Watchmen, di Alan Moore, si avvertì la netta separazione tra le due generazioni di eroi: quella degli anziani, per la quale indossare un completo sgargiante significava la fine dei problemi, e quella attuale, per la quale i problemi erano al centro della costruzione del personaggio. Uomini mediocri e donne in crisi, folli talmente insani da diventare menti geniali, Watchmen racconta il delirio della mediocrità, della paura, dell’incapacità di risolvere i problemi se non tramite la distruzione e l’autodistruzione.

Poi, a seguire, la Marvel Comics introdusse alcuni popolari anti-eroi tra cui il Punitore, un ex-soldato (reduce del Vietnam) la cui famiglia venne spietatamente uccisa dalla mafia; Wolverine, un violento e cinico mutante, e Deadpool, ex-soldato mutante volgare e spietato alla costante ricerca di vendetta personale. Questi personaggi erano tutti fortemente tormentati da qualcosa: la già citata strage alla base della follia del Punitore, la lotta contro i propri istinti animali per Wolverine, la crisi di accettazione del proprio aspetto fisico di Deadpool.

Negli anni 90 ci si rese conto che i fumetti vendevano anche in base allo stile di disegno. Così si arrivò a una sorta di “standardizzazione” dell’impostazione e del taglio della vignetta e, in alcuni casi, anche dell’omologazione dello stile di disegno. La Dark Age del fumetto, essendo parte dell’era moderna, non ha una vera e propria fine. Numerosi critici però concordano nel porre il paletto nel 2000, con la pubblicazione di Ultimate Spider-man, un fumetto che, nelle intenzioni degli autori, avrebbe dovuto rappresentare un nuovo inizio. Caratterizzato da una sceneggiatura e un disegno più freschi e leggeri, segna un ritorno ad un modo di fare fumetti meno cupo, dove le storie dei supereroi tornano alla loro spensieratezza senza abbandonare comunque una certa maturità.
 

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